Feste e tradizioni


Carnevale

Il carnevale costituisce un momento di ampia condivisione, di unità, un elemento caratterizzante della cittadina, capace di far emergere volontà, capacità e fantasia, grazie alla realizzazione di kermesse in maschera con musica e di carri allegorici.

 



San Giuseppe - Le vie delle grazie ricevute

E' questa una delle tradizioni più belle e sentite del paese, che unisce ritualità e simbologia secolare, solidarietà comunitaria, ospitalità. Durante le celebrazioni in onore del patrono S. Giuseppe il pane sacro di varie forme (a cuddura, a forma di anello, il cuore simboleggiante la Sacra Famiglia, la palma dedicata alla Madonna, bastone fiorito di S. Giuseppe) occupa un posto importante negli altari, cioè grandi tavole imbandite con tutte le specialità gastronomiche locali, i dolci e i biscotti, le primizie (assolutamente proibiti i piatti a base di carne), dopo un lungo e oneroso lavoro di preparazione in cui è coinvolto tutto il vicinato, allestiti in molte case per voto al Santo o grazia ricevuta. 
La sera del 18 marzo è tradizione visitare gli altari di S. Giuseppe in tutte le case che per l'occasione sono aperte fino a tarda ora ad accogliere tutti i visitatori. 
Il 19 marzo un grande altare viene allestito nella piazza principale con le offerte e i conributi dei privati cittadini, e a tutti i presenti viene offerta la tipica pasta co' maccu (pasta con lenticchie e purea di fave).
Tre poverelli rappresentanti San Giuseppe, la Madonna e il Bambino Gesù, sono invitati a consumare il pranzo rituale, e nel pomeriggio tutte le offerte in natura vengono messe al pubblico incanto; si ripete così una tradizione fatta di linguaggi, gestualità e furbizia contadina.  Il ricavato dell'asta viene donato alle famiglie bisognose.

La stessa scena si svolge nelle case dove c'è un altare; anche qui vengono invitati tre poverelli "tri pirsuni" che devono assaggiare ognuna delle innumerevoli portate (con i partecipanti che inneggiano a gran voce al Santo e alla Sacra Famiglia), e che alla fine del pasto avranno in dono metà dei cibi disposti a tavola. Il resto va alla famiglia che ha allestito l'altare e a parenti ed amici invitati per l'occasione o che hanno partecipato alla preparazione delle vivande. Poiché offrire l'altare tradizionale è molto costoso, esso può essere sostituito dall'offerta di pane rituale, o dall'usanza dei "Virgineddi" cioè nell'invitare ad un pranzo a base di pasta co' maccu, frittate e polpettine di verdura di campagna, un gruppo di bambini/e, sempre in numero dispari; alla fine del pranzo questi ricevono in dono una forma di pane sacro, una bella arancia, un finocchio dolce, una lattuga fresca.

La festa patronale, invece, si svolte la prima settimana di Luglio.

 

 


Pasqua

Le celebrazioni e i riti della Settimana Santa trovano il loro culmine il venerdì e la domenica.

Il venerdì Santo è il giorno della "Scisa a' cruci" cioè la deposizione del Cristo morto che dalla croce viene posto in una teca vitrea e portato in processione per tutto il paese dagli incappucciati. La processione è accompagnata dai lamenti, canti dialettali la cui origine si perde nel tempo, che rievocano i giorni della Passione fino alla morte di Gesù, ma anche l'angoscia e il dolore di Maria che cerca il Figlio.

La Domenica di Pasqua la piazza principale di Ramacca è teatro dell'incontro tra Cristo risorto e la Madonna, il trionfo della vita sulla morte; in un'atmosfera di partecipazione gioiosa e commossa, fra voli di colombe e il crepitìo dei fuochi d'artificio; statue di Gesù e di Maria, portate a spalla, corrono l'una verso l'altra per tre volte, il manto nero della Madonna cade ed appare l'abito turchino. Tutto avviene tra due ali di pubblico sempre numeroso, composto sia dai cittadini che dai tanti emigrati che ritornato in paese proprio per assistere a quest'avvenimento.



Natale

Natale a Ramacca!